Mi avvicino all’auto e lei si apre: gli specchietti si aprono, sento lo sbloccaggio centralizzato delle serrature e vedo le sottili maniglie che fuoriescono “magicamente” dalle portiere.
Devo ancora salire a bordo e questa Taycan già mi stuzzica invitandomi a salire. Senza molta fatica mi accomodo a pochi centimetri dal suolo; si perché è davvero bassa questa creatura a 4 ruote lunga quasi 5 metri e larga poco più di 2, ma una volta dentro mi sento a mio agio in pochi secondi. Numerose le regolazioni elettriche del sedile (ben 18) e del volante (in altezza e in profondità), in grado di configurare la posizione di guida desiderata.
Impugno il volante, lo guardo e dico “wow”; un’opera d’arte. Bellissimo, sportivo, funzionale, proprio come lo vuoi su una Porsche. A sinistra, come in tutte le “figlie” di Stoccarda, trovo l’accensione; ma qui niente serratura per la chiave. Solo un pulsante di accensione con il classico simbolo comunemente usato sui dispositivi elettronici, che in realtà serve solo per spegnere il sistema visto che si avvia dopo pochi secondi che hai chiuso la portiera.
Di fronte a me va in scena lo spettacolo digitale che Porsche ha realizzato per la strumentazione di bordo di questa Taycan: un touch-screen a forma di T attraversa il cockpit, dal guidatore fino al passeggero. Il display principale davanti al guidatore è completamente configurabile e mostra velocità, mappa satellitare 3D, dati di viaggio, stato di carica delle batterie, autonomia in km, consumo in kWh.
Seleziono la “D”, imposto la modalità “Range” e parto. Per il primo test scelgo una strada molto movimentata che mi offre ben 15 km di curve e qualche saliscendi. Comincio molto cauto vista la potenza esagerata a disposizione; prima di “assaggiarla” voglio conoscerla e capirla.
Passano 5 minuti e l’effetto è quello che mi aveva fatto sentire la prima 911 (versione 997) che ho guidato nel 2004: mi sembra di guidarla da sempre. Il feeling Porsche è un vero marchio di fabbrica: ogni auto – escludendo alcuni modelli estremi – vuole coinvolgerti subito risultando alla tua portata.
Passo alla modalità “Normal”. Affronto le curve con una precisione millimetrica mentre le sospensioni “copiano” l’asfalto restituendomi sensazioni di grande sicurezza e qualche colpetto sulle disconnessioni. Il retrotreno sterzante mi consente di curvare nello stretto come se avessi una 911 mentre il centro di gravità rasoterra e la distribuzione dei pesi 50/50 fanno sembrare l’auto sui binari. Difficile metterla in crisi.
Lo sterzo è davvero perfetto ma anche molto diretto; l’auto tende al sovrasterzo, soprattutto quello di potenza, quindi è comunque da gestire con attenzione e dolcezza. L’ingresso in curva è preciso mentre l’uscita fa venire voglia di accelerare con l’asse posteriore che spinge, le sospensioni che lavorano sulle singole ruote e l’elettronica che ripartisce la potenza all’istante per tenerti saldamente in traiettoria.
Aumento il ritmo; inserisco quindi la modalità Dynamic – e il sound artificiale – e cerco di mettere in difficoltà questa 4 porte coupé, ma lei non si scompone di una virgola, sempre incollata. Il rollio è praticamente assente cosi come il beccheggio. Sento l’auto piatta, costantemente e indipendentemente dal mio comportamento al volante.
Il peso si percepisce solamente nelle frenate decise in discesa, ma l’impianto è adeguato alla massa e non mi fa impensierire. Devo prenderci “il piede” con il pedale del freno perché ha una corsa abbastanza lunga e nella prima parte di pressione frena poco.
Finisco il percorso e le curve mi mancano già: me le sono divorate. È difficile mettere in crisi questa Taycan.
Attraverso la città e testo il comportamento nel traffico: il silenzio regna sovrano, nessun rumore pervade l’abitacolo ad esclusione del sistema di frenata rigenerativa, che non risulta comunque fastidioso. Non è il suo habitat perché è come un ghepardo in gabbia, ma se la cava perfettamente: anche un breve tragitto “sornione” casa-ufficio non la impensierisce.
Mi voglio immettere in autostrada e decido di sfruttare la corsia di ingresso per dare un’accelerata consistente: neanche il tempo di farlo che mi trovo al massimo della velocità consentita e me ne accorgo perché ho settato il limite nel PCM e la macchina ferma di colpo l’impressionante progressione. Resto a bocca aperta per l’immediatezza con la quale la potenza è stata erogata. Nessun ritardo, nessuna esitazione: il pedale destro scende e contemporaneamente la corrente ti proietta in avanti come se fossi una piuma. Alla faccia delle oltre 2 tonnellate di auto!
Continuo in autostrada per 20 km e apprezzo sia il comfort generale (sedili e sospensioni) che le sonorità dell’impianto audio Bose, sfruttando tutto il pacchetto di sistemi di assistenza, che di fatto mi portano in giro senza dover pensare a nulla, a parte di esercitare un po’ di pressione sullo sterzo. I rallentamenti sono precisi anche se leggermente tardivi, mentre è troppo rapida la ripresa nelle ripartenze dopo un rallentamento. La taratura non l’ho apprezzata particolarmente; diciamo che consiglio di utilizzarla prevalentemente durante lunghi tragitti senza troppo traffico.
Non mi ha convinto la differenza riscontrata nelle quattro modalità di guida, in quanto i cambiamenti apportati risultano meno netti rispetto a quanto accade sulle auto sportive tradizionali. Intendo dire che qui l’erogazione della potenza è sempre immediata, l’auto resta comunque abbastanza rigida anche nelle configurazioni più confortevoli, mentre il volante mantiene una certa consistenza e risulta sempre molto preciso, a prescindere dalle impostazioni scelte.
Lasciando stare l’autonomia, sicuramente migliorabile, ritengo che si tratti forse dell’auto più desiderabile oggi sul mercato per la sua capacità di far coesistere una vera sportività Porsche con la fruibilità tipica di una berlina di lusso.
Il suo “difetto” principale? Quello di farti passare la voglia di scendere.